L’unico modo per rimanere competitivi sul mercato attuale per le imprese manifatturiere italiane è quello di adottare le tecnologie di nuova generazione e approcciare internet e il mondo software.
Si tratta di un vero e proprio obbligo per potere anticipare una domanda in continua evoluzione e sempre più orientata alla richiesta di prodotti personalizzati, spesso da progettare e realizzare su commessa: si rende necessario un approccio sistemistico nella gestione dei materiali, dei processi produttivi e delle informazioni.
Parlare di fabbrica del futuro ha senso, dal momento che l’elettronica si è affiancata alla meccanica e si è integrata con l’informatica nel segno di sensori e centri di controllo intelligenti. Questo ragionamento acquisisce ancora maggior senso se si pensa al settore delle macchine utensili: un settore che, sebbene nell’ultimo trimestre del 2013 abbia dato segni di ripresa, ha comunque subito l’influenza di una crisi che ha frenato sensibilmente l’indice degli ordinativi e deve dunque rinnovarsi per avere una vera e propria inversione di rotta.
Andrea Bacchetti, ricercatore presso l’Università di Brescia e fautore del nuovo progetto di ricerca nazionale sul tema del Digital Manufacturing patrocinato dal Ministero dello sviluppo economico, si è espresso a riguardo del ricorso da parte delle industrie manifatturiere a tecnologie come stampa 3d, internet delle cose, realtà aumentata, sensoristica, intelligenza artificiale e nanotecnologie.
Un’azienda deve essere connessa in banda larga 24×7, deve essere social per intercettare davvero le singole esigenze dei propri clienti, deve saper usare davvero l’ingente mole di dati, i Big data “Già nel prossimo futuro la manifattura smetterà di essere strettamente la produzione di beni materiali e si sposterà sempre più verso una produzione di soluzioni, in cui bene materiale e servizi saranno sempre più integrati. E’ il concetto della servitizzazione, che sta interessando svariate industry”.
“Inoltre” – prosegue Bacchetti – “La parola chiave non sarà più la saturazione degli impianti, bensì la flessibilità dei medesimi. Realizzare, in modo economico e competitivo, macchine capaci di essere flessibili sarà la vera sfida. Mi aspetto quindi una manifattura sempre più servitizzata, sempre più globale.”
Per quanto riguarda le caratteristiche di un’azienda che intenda aderire a questo nuovo modello, Bacchetti parla chiaro: “Un’azienda deve essere connessa in banda larga 24×7, deve essere social per intercettare davvero le singole esigenze dei propri clienti, deve saper usare davvero l’ingente mole di dati, i Big data, che avrà a disposizione. Deve inoltre essere capace di costruire macchine capaci di comunicare tra di loro e con l’ambiente in cui sono inserite.”
Infine, parlando di fabbrica del futuro, non si può accennare alla manifattura additiva, ossia il printing 3D, “non solo a supporto della fase di progettazione per accelerare il processo di prototipazione” – conclude Bacchetti – “ma anche per realizzare prodotti compatibili con l’esercizio. La manifattura addittiva riduce inoltre gli sprechi di materiale e i consumi e riutilizza gli scarti: potrà quindi essere più sostenibile verso la società e l’ambiente”.
Fonte : Il Sole 24 Ore