Smartphone, tablet, lettura web: qualcosa è cambiato admin Giugno 27, 2014

Smartphone, tablet, lettura web: qualcosa è cambiato

Viviamo in una società dominata da un flusso di informazioni e di immagini senza precedenti. Tablet e smartphone stanno già segnando i nostri giorni aprendo scenari completamente inediti al rapporto con la lettura, il tempo libero e il lavoro stesso.

Navigare su internet è un’attività inevitabile per una società dominata da un flusso continuo di informazioni: un tempo privilegio quasi esclusivo della carta stampata, l’informazione oggi passa massicciamente per la lettura online.

Un rapporto Censis dello scorso ottobre ha evidenziato un calo dei lettori di quotidiani e riviste di circa il 2% annuo. È probabile che nel giro di pochi decenni la produzione di contenuti su carta andrà a scomparire completamente, per essere sostituita da quella del web. Del resto tali mutamenti non riguardano solamente le testate giornalistiche in senso stretto ma più in generale l’intero mercato editoriale.

All’e-book è forse dovuta almeno in parte la crescente fortuna di uno strumento come il tablet che si diffonde a una velocità doppia rispetto a quella degli smartphone e, su scala mondiale, è posseduto oggi da un abitante su 17.

Uno studio compiuto nello scorso dicembre dal sito di analisi statistica StatCounter riporta che nel traffico web globale un navigante su cinque accede tramite smartphone e tablet.

Nel 2013, ha navigato dai propri telefonini quasi metà della popolazione compresa tra gli 11 e i 74 anni, pari a circa 22 milioni di italiani. Per i tablet il dato è in forte crescita e al momento si contano 15 persone su 100, pari a 7 milioni di persone.

Se il pc negli ultimi quindici anni era diventato progressivamente uno strumento professionale irrinunciabile, smartphone e tablet rappresentano un ulteriore passo avanti.

Non manca tuttavia qualche zona d’ombra. Il tecnostress è una delle nuove patologie figlie del terzo millennio, che scaturisce dall’uso eccessivo e simultaneo di informazioni veicolate dai videoschermi. Le categorie più a rischio sono giornalisti, analisti finanziari, commercialisti e operatori di call center, ma una ricerca condotta da Netdipendenza onlus rivela che nei prossimi anni essa potrebbe interessare quasi due milioni di lavoratori.

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