I CMS aiutano a diffondere la libertà di parola nel web? admin Febbraio 20, 2015

I CMS aiutano a diffondere la libertà di parola nel web?

È difficile immaginare che cent’anni fa buona parte della popolazione mondiale non sapeva né leggere né scrivere e che spesso non poteva esprimere liberamente le proprie opinioni nemmeno a voce. Un cittadino occidentale di oggi che si ritrovasse in quell’epoca non riuscirebbe a vivere senza smartphone laptop; chi condivide ogni istante della propria vita sui social network si sentirebbe perso, così come scrive sulla carta stampata o sul web.

Eppure la libertà d’espressione è una conquista di cui ci si accorge solo sporadicamente. È successo un mese fa: l’attentato a Charlie Hebdo ha stimolato le reazioni contrastanti dell’opinione pubblica mondiale e le promesse di prese di posizione da parte dei Governi nazionali. Si sono sedimentate due facce della stessa medaglia: la libertà di parola è riconosciuta tra le motivazioni dell’attacco e l’accesso a internet permette anche la diffusione di messaggi d’odio e gli estremismi.

Se anch’io ho la possibilità di farvi leggere queste poche righe, lo devo alla facilità estrema con cui chiunque può aprire un proprio angolino di internet, salire su una sedia e gridare al mondo ciò che pensa. La spinta è venuta dai social network e dai cms. I social network sono diventati la tribuna privilegiata globale, ma per fare un passo in più bisogna ricorrere ancora al blog. Aprire un proprio spazio è relativamente facile grazie ai cms, i sistemi di gestione dei contenuti. Come segnala “How to make a website” di Robert Mening, la metà dei siti internet ormai gira su WordPress, che è il cms più famoso; il 17% ricorre a Drupal, il 6,4% a Joomla. Ne viene fuori un numero enorme di siti e il motivo di questo boom lo spiega la guida dello sviluppatore svedese: non c’è bisogno di conoscere i codici, i CMS sono spesso gratuiti e versatili, accessibili da più utenti, con la possibilità di aggiungere contenuti multimediali e in una forma professionale e facile.

Così la libertà di parola diventa accessibile a chiunque abbia un accesso alla rete, con i suoi pro e i suoi contro. Si può così prescindere da un giornale o da una testata registrata, si può parlare liberamente di ciò che si vuole, dai pettegolezzi del quartiere all’economia mondiale. Tremano i polsi così a chi ha paura che si passi in fretta dalla libertà di parola alla libertà di calunnia. Ma il problema non è tanto l’aumento dei controlli e il rischio paradossale di veder limitata la libertà d’espressione; piuttosto, è la nascita di un numero crescente di siti portatori d’illegalità e non d’opinione.

L’agenzia di stampa turca Cihan, ad esempio, pochi giorni fa Kazakistan ha reso noto che nel solo 2014 il governo del Kazakistan ha chiuso 703 siti web. Non si tratterebbe di un attentato alla libertà, anche se così ci si potrebbe aspettare da un Paese che ha lo stesso “presidente”, Nursultan Äbişulı Nazarbaev, da 25 anni. I tribunali kazaki, su segnalazione dei procuratori, li hanno chiusi perché presentavano contenuti illegali; in 198 domini era presente anche del materiale definito estremista.

Le possibilità fornite dai cms vanno dunque usate nel modo migliore. La marcia dell’11 gennaio 2015 dev’essere un monito anche affinché a grandi libertà si affianchino anche grandi responsabilità: dite ciò che volete, ma contate fino a 10 prima di farlo.

Fonte: WIRED

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